Il provvedimento del giudice delegato in materia fallimentare relativo alla revoca del curatore non è impugnabile con ricorso per cassazione, in quanto esso ha natura amministrativa ed ordinatoria, non incidendo sulla sfera soggettiva del curatore, né su quella del fallito o di altri interessati. La disciplina dettata dalla legge fallimentare in tema di revoca del curatore è volta esclusivamente a tutelare l'interesse pubblico al regolare svolgimento ed al buon esito della procedura concorsuale. Pertanto, il decreto emesso dal tribunale fallimentare sul reclamo avverso il provvedimento del giudice delegato che abbia accolto o respinto l'istanza di revoca del curatore non è impugnabile con ricorso per cassazione, in quanto privo dell'attitudine ad incidere sulla sfera giuridica dei soggetti coinvolti. La legittimazione a proporre l'istanza di revocazione dei crediti ammessi al passivo fallimentare spetta soltanto ai creditori concorsuali ed al curatore, in quanto unici portatori di un interesse concreto ed attuale all'esclusione di crediti o garanzie fatti valere da terzi, non potendo essere riconosciuta al fallito, che non è parte del procedimento di verifica del passivo e al quale non spetta alcun potere di impugnazione dei crediti ammessi.