Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 19836 del 9 maggio 2009

ECLI:IT:CASS:2009:19836PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, avendo per ragioni del suo ufficio il possesso di somme di denaro, se ne appropria senza versarle presso il conto corrente dell'ente pubblico di riferimento, commette il reato di peculato, anche qualora simuli il versamento mediante l'utilizzo di false attestazioni di pagamento, in assenza di giustificazioni plausibili circa la mancata consegna delle somme all'ente pubblico e di denunce nei confronti di eventuali terzi cui siano state affidate fiduciariamente le somme. La condotta fraudolenta del pubblico ufficiale o dell'incaricato di pubblico servizio, volta a celare l'appropriazione indebita, non esclude la configurabilità del reato di peculato, in quanto il dolo specifico richiesto dalla fattispecie è integrato dall'intento di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto. Il risarcimento del danno, intervenuto successivamente all'accertamento dei fatti, non vale a escludere la responsabilità penale dell'agente.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI VIRGINIO Adolfo - Presidente

Dott. MANNINO Saverio F. - Consigliere

Dott. AGRO' Antonio S. - Consigliere

Dott. IPPOLITO Franco - Consigliere

Dott. COLLA Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Na. An. , n. a (OMESSO);

nei confronti della sentenza in data 7 luglio 2006 della Corte d'appello di Bologna;

udita in pubblica udienza la relazione fatta dal Consigliere Dott. COLLA Giorgio;

udito il Procuratore generale nella persona del sostituto Dott. GALATI Giovanni, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;

udito il difensore avvocato CAVARRETTA Ercole.

FATTO E DIRITTO

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