Cassazione penale Sez. II sentenza n. 21350 del 21 maggio 2015

ECLI:IT:CASS:2015:21350PEN

Massima

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Il reato di estorsione si configura quando l'agente, mediante violenza o minaccia, costringe la vittima a consegnare un bene o a compiere un atto di disposizione patrimoniale, al fine di conseguire un ingiusto profitto, anche non di natura economica, con correlativo danno per la persona offesa. Ciò si verifica sia quando l'agente agisce direttamente per procurarsi il profitto, sia quando interviene su richiesta di un creditore, come intermediario, per ottenere il pagamento di un credito di natura usuraria, in quanto tale credito è penalmente e civilisticamente illecito. Pertanto, la mera coartazione della volontà della vittima, senza il fine di conseguire un ingiusto profitto, integra il reato di violenza privata, che costituisce una fattispecie generale rispetto all'estorsione. Ai fini della configurabilità del reato di estorsione, non è necessario che l'agente abbia personalmente conseguito il profitto, essendo sufficiente che la condotta intimidatoria sia finalizzata a procurare un vantaggio, anche non patrimoniale, a sé o ad altri.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GENTILE Mario - Presidente

Dott. IANNELLI Enzo - Consigliere

Dott. DAVIGO Piercamillo - Consigliere

Dott. VERGA Giovanna - rel. Consigliere

Dott. ALMA Marco Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI BARI;

nei confronti di:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

inoltre:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 3078/2013 CORTE APPELLO di BARI, del 26/05/2014;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 09/04/2015 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GIOVANNA VERGA;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. ANIELLO Roberto che ha concluso per l…

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