Il reato di violenza privata (art. 610 c.p.) sussiste quando l'agente, con violenza o minaccia, costringe taluno a fare, tollerare od omettere qualche cosa, in violazione della sfera di autodeterminazione della persona offesa. La condotta violenta può concretizzarsi anche in atti di natura sessuale, come l'impedire alla vittima di sottrarsi a tali atti, i quali integrano la fattispecie di violenza privata indipendentemente dalla reazione della persona offesa, essendo sufficiente l'imposizione di una condotta intrusiva e lesiva della sua libertà di autodeterminazione. La costituzione di parte civile e la persistenza della stessa nei diversi gradi di giudizio sono espressione della volontà della persona offesa di perseguire l'autore del fatto, anche quando si tratti di un minore incapace per età, escludendo la sopravvenuta procedibilità a querela del reato. In caso di ricorso per cassazione inammissibile, il condannato è tenuto al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, mentre non sussiste l'obbligo di rifusione delle spese sostenute dalle parti civili qualora queste non abbiano svolto un'attività difensiva utile ai fini della decisione.