La massima giuridica che può essere estratta dalla sentenza è la seguente: Il principio di libertà di concorrenza, sancito dall'art. 3 del d.l. n. 223/2006, si pone in contrasto con i limiti quantitativi predeterminati dalle autorità regionali in materia di autorizzazioni per l'apertura di grandi strutture di vendita, in quanto tali limitazioni si fondano su una ripartizione autoritativa delle quote di mercato, interferendo indebitamente sul libero gioco della concorrenza. Pertanto, i provvedimenti regionali che fissano un contingentamento del numero massimo di autorizzazioni rilasciabili in una determinata area territoriale, al fine di riequilibrare la domanda e l'offerta, sono da ritenersi illegittimi e inapplicabili, in quanto contrastanti con il principio di tutela della concorrenza sancito dalla normativa nazionale ed europea. L'amministrazione ha l'onere di dimostrare che eventuali limitazioni all'apertura di nuovi esercizi commerciali siano giustificate da ragioni e finalità compatibili con il citato principio di libertà di concorrenza, senza fondarsi su criteri di ripartizione predefinita delle quote di mercato. In assenza di tale dimostrazione, le autorizzazioni rilasciate in violazione del divieto di contingentamento devono essere ritenute legittime.