Il diniego di condono edilizio è legittimo quando l'opera abusiva, pur mantenendo le dimensioni preesistenti, risulta essere stata oggetto di sostanziale rifacimento con aumento di volumetria, realizzata in assenza di titolo edilizio e in zona sottoposta a vincoli di inedificabilità assoluta, paesaggistici e archeologici, preesistenti all'intervento e non derogabili ai fini della sanatoria. Infatti, la presentazione di una domanda di condono edilizio non può sanare un manufatto abusivo, in quanto lo stato di diritto dello stesso deve necessariamente fotografare lo stato di fatto, non essendo ipotizzabile autorizzare un intervento, nemmeno di mera manutenzione, su un immobile realizzato sine titulo. Pertanto, la successiva domanda di condono, che si sovrappone a quella precedente ancora pendente, non può essere accolta in quanto l'intervento, pur mantenendo le dimensioni originarie, ha comportato un aumento di volumetria e un mutamento della sagoma, in violazione dei vincoli urbanistici, paesaggistici e archeologici preesistenti, che rendono l'opera non suscettibile di sanatoria ai sensi dell'art. 33 della legge n. 47 del 1985.