Il diniego di rilascio di condoni edilizi è legittimo qualora l'amministrazione accerti l'esistenza di opere non sanabili, ma decade quando l'amministrazione stessa richiede l'integrazione della documentazione necessaria per il perfezionamento della pratica di condono, in quanto tale richiesta è incompatibile con la volontà di mantenere fermo il precedente diniego. In tali casi, il giudice amministrativo dichiara la cessazione della materia del contendere, compensando integralmente le spese tra le parti, in considerazione della natura processuale della decisione. La massima giuridica si fonda sui seguenti principi: 1. Il diniego di condono edilizio è legittimo quando l'amministrazione accerti l'esistenza di opere non sanabili. 2. Il diniego di condono decade quando l'amministrazione richiede l'integrazione della documentazione necessaria per il perfezionamento della pratica di condono, in quanto tale richiesta è incompatibile con la volontà di mantenere fermo il precedente diniego. 3. In tali casi, il giudice amministrativo dichiara la cessazione della materia del contendere, compensando integralmente le spese tra le parti, in considerazione della natura processuale della decisione. 4. Il giudice deve valutare attentamente l'istruttoria svolta dall'amministrazione, verificando il rispetto del contraddittorio e del diritto di difesa delle parti. 5. L'amministrazione deve motivare adeguatamente i provvedimenti di diniego, prendendo in considerazione le deduzioni e le istanze presentate dai privati. 6. Il silenzio serbato dall'amministrazione su istanze precedenti non può essere opposto al privato, qualora l'amministrazione abbia successivamente avviato un nuovo procedimento istruttorio sulla medesima questione.