Il provvedimento amministrativo, anche se legittimamente adottato, può essere revocato dall'amministrazione procedente in autotutela, qualora vengano meno le ragioni che ne hanno determinato l'emanazione, senza che ciò comporti alcun obbligo risarcitorio a carico dell'ente, in assenza di dimostrazione di un concreto pregiudizio subito dal destinatario. Il principio di autotutela consente all'amministrazione di riesaminare e rimuovere i propri atti illegittimi o inopportuni, al fine di ripristinare la legalità e la correttezza dell'azione amministrativa, senza che ciò determini un diritto al risarcimento del danno in capo al privato, salvo che quest'ultimo non dimostri l'effettiva sussistenza di un pregiudizio patrimoniale o non patrimoniale direttamente derivante dall'adozione e dall'esecuzione del provvedimento poi revocato. L'esercizio del potere di autotutela, pertanto, non dà luogo a responsabilità risarcitoria dell'amministrazione, a meno che il privato non provi il danno subito e il nesso di causalità con l'attività amministrativa, in applicazione del principio generale di cui all'art. 2043 c.c.