Il pubblico ufficiale che, in violazione dei doveri d'ufficio, si intromette in procedure di competenza di altri uffici per favorire un privato, ottenendo come contropartita la stabilizzazione contrattuale e il pagamento preferenziale degli emolumenti in favore di familiari del privato stesso, commette il reato di corruzione. Tale condotta è penalmente rilevante anche qualora il vantaggio ottenuto dal pubblico ufficiale non sia di natura strettamente patrimoniale, essendo sufficiente che esso costituisca una "utilità" apprezzabile dal punto di vista sociale o morale. Il pericolo di reiterazione del reato sussiste anche qualora il pubblico ufficiale sia stato trasferito ad altro ufficio, qualora permangano i rapporti con il privato corruttore o con i suoi familiari. La partecipazione del pubblico ufficiale a un'associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione è desumibile dalla gravità degli indizi relativi ai singoli reati-fine, senza che sia necessario un esplicito accertamento della struttura organizzativa dell'associazione.