Cassazione penale Sez. II sentenza n. 45660 del 13 novembre 2023

ECLI:IT:CASS:2023:45660PEN

Massima

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La minaccia di adire le vie legali, pur avendo un'esteriore apparenza di legalità, può integrare il delitto di estorsione quando sia formulata non con l'intenzione di esercitare un diritto, ma con lo scopo di coartare l'altrui volontà e conseguire risultati non conformi a giustizia perché non dovuti nell'an o nel quantum. Pertanto, la prospettazione di presentare una denuncia diretta al riconoscimento di un diritto di credito sfornito di prova e non azionabile in sede giudiziaria, integra una minaccia idonea a configurare il delitto di estorsione, laddove sia finalizzata alla realizzazione di un profitto ingiusto, anche qualora il soggetto passivo sia stato al massimo vittima di un tentativo di truffa e non abbia subito un danno economico effettivo. In tali casi, la condotta dell'agente non è fondata sulla coscienza e volontà di ottenere il ristoro economico per la lesione di un suo diritto, bensì sulla volontà di conseguire un profitto non dovuto e quindi, illecito.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VERGA Giovanna - Presidente

Dott. CIANFROCCA Pierluigi - Consigliere

Dott. SGADARI Giuseppe - Consigliere

Dott. RECCHIONE Sandra - Consigliere

Dott. CERSOSIMO Emanuele - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 20/04/2022 della Corte di appello di Bologna;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. ((omissis));
udite le conclusioni del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. ((omissis)), che ha chiesto dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. (OMISSIS), a mezzo del suo difensore, propone ricorso per cassazione…

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