Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 24255 del 11 giugno 2009

ECLI:IT:CASS:2009:24255PEN

Massima

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Il reato di resistenza aggravata si configura quando l'imputato, incrociandosi sulle scale dello stabile con un pubblico ufficiale in servizio, gli si oppone in modo minaccioso brandendo un'arma, anche se non è raggiunta la prova di un'azione violenta successiva nei confronti dei militari. Ciò in quanto la condotta dell'imputato, che impedisce l'esercizio delle funzioni del pubblico ufficiale, integra pienamente gli estremi del reato contestato, a prescindere dall'esito di eventuali azioni successive. Il giudice di merito, nel ricostruire i fatti, può ritenere provata la sussistenza del reato sulla base della gravità della condotta minacciosa posta in essere dall'imputato, anche in assenza di ulteriori azioni violente accertate. La massima si fonda sul principio per cui l'opposizione minacciosa e l'impedimento all'esercizio delle funzioni del pubblico ufficiale, attraverso l'uso di un'arma, integrano il reato di resistenza aggravata, a prescindere dall'esito di eventuali azioni successive dell'imputato. Ciò in quanto la condotta dell'imputato, per la sua intrinseca gravità, è sufficiente a configurare il reato, indipendentemente da ulteriori sviluppi della vicenda. Il giudice di merito, nel valutare la prova, può quindi ritenere integrato il reato sulla base della ricostruzione della condotta minacciosa posta in essere dall'imputato, senza che sia necessario l'accertamento di ulteriori azioni violente.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE ROBERTO Giovanni - Presidente

Dott. AGRO' Antonio - Consigliere

Dott. SERPICO Francesco - Consigliere

Dott. CONTI Giovanni - Consigliere

Dott. CITTERIO Carlo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

CO. Ni. , n. a (OMESSO);

avverso la sentenza in data 5 giugno 2007 della Corte di appello di Torino;

Visti gli atti, la sentenza denunziata e il ricorso;

Udita in pubblica udienza la relazione fatta dal Consigliere Dott. Dott. CONTI Giovanni;

Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. STABILE Carmine, che ha concluso per la inammissibilita' del ricorso.

FATTO E DIRITTO

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