Cassazione penale Sez. II sentenza n. 42379 del 15 ottobre 2013

ECLI:IT:CASS:2013:42379PEN

Massima

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Il giudice, nel valutare la sussistenza delle esigenze cautelari ai fini dell'applicazione di una misura cautelare personale, deve motivare in modo adeguato e specifico in ordine al pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio, tenendo conto di tutti gli elementi indiziari a carico dell'indagato. Tuttavia, qualora nel corso del procedimento vengano meno tali esigenze cautelari, il giudice ha il dovere di revocare la misura cautelare precedentemente disposta, in ossequio al principio di proporzionalità e di adeguatezza della cautela rispetto alle concrete esigenze cautelari del caso concreto. Il provvedimento di revoca della misura cautelare, in ragione del venir meno delle esigenze che ne avevano giustificato l'adozione, determina la sopravvenuta carenza di interesse del ricorrente all'impugnazione della precedente ordinanza applicativa della misura, rendendo il relativo ricorso inammissibile.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CARMENINI ((omissis)) - Presidente

Dott. IANNELLI Enzo - Consigliere

Dott. GENTILE Domenico - Consigliere

Dott. CASUCCI Giuliano - rel. Consigliere

Dott. PRESTIPINO Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 2106/2012 TRIB. LIBERTA' di TORINO, del 23/10/2012;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. GIULIANO CASUCCI;

sentite le conclusioni del PG Dott. ((omissis)), per l'inammissibilita' del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse.

RITENUTO IN FATTO

Con ordinanza in data 23 ottobre 2012, il Tribunale di Torino, seconda sezione penale in funzione di riesame, confermava l&…

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