La falsificazione di un documento, anche se commessa all'estero, integra il reato di cui all'art. 482 c.p. in relazione all'art. 477 c.p. qualora il documento contraffatto sia utilizzato nel territorio nazionale. Tuttavia, ai fini della procedibilità del reato, è necessario che la falsificazione sia avvenuta in Italia, non essendo sufficiente il solo utilizzo del documento falso nel territorio dello Stato. Pertanto, in caso di dubbio sulla commissione del fatto all'estero, il giudice è tenuto a verificare la sussistenza della condizione di procedibilità di cui all'art. 10 c.p. e, in mancanza, a dichiarare il non doversi procedere per difetto della stessa, fermo restando il potere del pubblico ministero di proporre impugnazione avverso tale pronuncia per ottenere la conversione del ricorso in appello al fine di consentire il riesame della questione.