Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 22242 del 23 giugno 2006

ECLI:IT:CASS:2006:22242PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, nell'esercizio delle proprie funzioni, viola specifiche norme di legge o di regolamento, cagionando un danno ingiusto ad altri, integra il reato di abuso d'ufficio di cui all'art. 323 c.p. Tale reato sussiste anche in caso di violazione di norme meramente procedimentali, qualora la loro inosservanza determini un pregiudizio concreto ed effettivo per il destinatario dell'atto amministrativo. Ai fini della configurabilità del reato, non rileva la natura pattizia o regolamentare della norma violata, essendo sufficiente che essa sia stata adottata in attuazione di una fonte di rango primario e sia dotata di un contenuto precettivo idoneo a incidere sulla legittimità dell'atto amministrativo. Inoltre, il dolo del reato di abuso d'ufficio può essere integrato anche dalla consapevolezza di agire in assenza delle ragioni d'ufficio che legittimerebbero l'esercizio del potere, determinando intenzionalmente un danno ingiusto alla persona offesa. Pertanto, il pubblico ufficiale che, nell'esercizio dei propri poteri organizzativi, dispone un provvedimento di trasferimento o avvicendamento di dipendenti in violazione di specifiche norme di legge o regolamento, cagionando un pregiudizio concreto ed effettivo, può essere ritenuto responsabile del reato di abuso d'ufficio, a prescindere dalla finalità di ottimizzazione delle risorse umane perseguita, qualora tale finalità non costituisca il reale e unico movente della condotta.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE VI PENALE
Composta dai sig.ri
Giovanni DE ROBERTO - Presidente
Saverio Felice MANNINO - Consigliere
Giorgio COLLA - Consigliere
Giovanni CONTI - Consigliere
Antonio Stefano AGRO' - Consigliere
ha pronunciato la seguente
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
1. An. Ma. Gu., nata il (...) a Ma.;
2. Ma. Ro., nato il (...) a Ta.;
3. Pa. P., nato il (...) a Ni.,
avverso la sentenza della Corte d'appello di Lecce/Taranto 24 settembre 2004 n. 499.
Letta la memoria difensiva presentata nell'interesse di An. Ma. Ac. e quella presentata nell'interesse di Ma. Ro. e di Pa. P.;
Sentita la relazione svolta dal Cons. S. F. MANNINO;
Sentita la requisitoria del PROCURATORE GENERALE, in persona del dr. Vincenzo GERACI, il quale ha chiesto l'annullamento senza rinvio della sentenza impugnata perché il reato è estinto per prescrizione;

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