Il diniego di condono edilizio è legittimo quando le opere abusive realizzate in assenza o in difformità del titolo abilitativo risultano non conformi alle norme urbanistiche e alle prescrizioni degli strumenti urbanistici vigenti, nonché insistenti su aree sottoposte a vincolo di inedificabilità, sia esso di natura relativa o assoluta, imposto anteriormente all'esecuzione delle stesse. In tali ipotesi, il combinato disposto dell'art. 32 della legge n. 47/1985 e dell'art. 32, comma 27, lett. d), del d.l. n. 269/2003 preclude la possibilità di ottenere il condono edilizio, in quanto la realizzazione degli abusi edilizi in zona sottoposta a vincolo di inedificabilità, in assenza o in difformità dal titolo edilizio e in contrasto con la strumentazione urbanistica, integra una fattispecie non condonabile. Il diniego di condono risulta pertanto adeguatamente motivato con il riferimento alla preesistenza del vincolo paesaggistico, all'incompatibilità dell'intervento con le prescrizioni del P.R.G. e del P.T.P. vigenti, nonché all'assenza dei requisiti soggettivi richiesti dalla normativa per la realizzazione di nuove costruzioni nelle zone agricole. Tali circostanze, debitamente accertate dall'amministrazione comunale, rendono il provvedimento di diniego di condono pienamente legittimo e non sindacabile sotto il profilo dell'eccesso di potere, trattandosi di un atto vincolato rispetto ai presupposti normativi applicabili.