Cassazione penale Sez. V sentenza n. 12772 del 1 aprile 2010

ECLI:IT:CASS:2010:12772PEN

Massima

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Il linguaggio minaccioso e intimidatorio, anche se non espresso in modo esplicito, può integrare il reato di minaccia qualora sia idoneo a condizionare la volontà della persona offesa, in considerazione delle caratteristiche soggettive dell'agente, come la sua personalità e la sua condizione di recidivo. La valutazione del portato offensivo della condotta richiede un esame del fatto concreto, che non può essere censurato in sede di legittimità, purché la motivazione del giudice di merito sia adeguata e logicamente coerente. Pertanto, il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del reato di minaccia, deve tenere conto non solo delle parole utilizzate, ma anche del contesto in cui si sono svolti i fatti e delle caratteristiche soggettive dell'agente, al fine di accertare se il suo comportamento sia stato idoneo a condizionare effettivamente la volontà della persona offesa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMBROSINI Giangiulio - Presidente

Dott. FERRUA Giuliana - Consigliere

Dott. AMATO Alfonso - Consigliere

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

Dott. SANDRELLI Gian Giacomo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

MO. An. , nato il (OMESSO);

avverso la Sentenza della Corte d'Appello di Cagliari del 17.3.2009;

sentita la Relazione svolta dal Cons. Dr. Gian Giacomo Sandrelli;

Sentite le requisitorie del Procuratore Generale (nella persona del Cons. Enrico Delehaye) che ha chiesto disporsi l'annullamento senza rinvio relativamente al reato di minacce, ed eliminazione della relativa pena. Rigetto nel resto.

IN FATTO

La C…

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