Il diniego di condono edilizio è legittimo quando il manufatto non risulta ultimato entro il termine di legge del 31 marzo 2003, in quanto il rispetto di tale termine costituisce un presupposto essenziale per la condonabilità dell'opera abusiva ai sensi dell'art. 32, comma 25, della legge n. 326/2003. L'onere di provare l'ultimazione dei lavori entro il predetto termine grava sul richiedente il condono, il quale deve fornire idonea documentazione a tal fine, non potendo trasferire tale onere probatorio sull'amministrazione. Pertanto, in assenza di prova da parte del privato, il diniego di condono si configura come atto dovuto, senza che assumano rilievo la risalenza nel tempo del manufatto o eventuali interventi di rifacimento successivi alla scadenza del termine di legge. Conseguentemente, l'ordinanza di demolizione dell'opera abusiva, adottata a seguito del diniego di condono, si configura come atto vincolato, che non richiede una specifica valutazione dell'interesse pubblico al ripristino dello stato dei luoghi né una comparazione con gli interessi privati, non essendo ammissibile alcun affidamento tutelabile alla conservazione di una situazione di fatto abusiva.