Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 38644 del 3 novembre 2010

ECLI:IT:CASS:2010:38644PEN

Massima

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Il reato di calunnia sussiste quando l'imputato, pur consapevole dell'innocenza della persona denunciata, le attribuisce intenzionalmente un fatto costituente reato, anche in modo implicito o suggestivo, purché tale attribuzione emerga dal tenore e dal contesto della denuncia. L'elemento psicologico del dolo di calunnia non è escluso dalla mera soggettiva convinzione dell'imputato circa la colpevolezza dell'accusato, se tale convinzione non è ragionevolmente fondata su elementi seri e pregnanti, tali da ingenerare dubbi condivisibili da parte di un cittadino comune nella medesima situazione di conoscenza. Pertanto, la semplice percezione soggettiva di un fatto illecito, non suffragata da adeguati riscontri oggettivi, non è sufficiente a escludere il dolo di calunnia, qualora l'imputato abbia attribuito intenzionalmente all'accusato un fatto costituente reato, pur consapevole della sua innocenza.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI VIRGINIO Adolfo - Presidente

Dott. GRAMENDOLA Francesco P. - Consigliere

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Consigliere

Dott. FAZIO ((omissis)) - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Roma; e da Ro. Ca. , parte civile;

nei confronti di:

Ma. Wi. nato a (OMESSO);

avverso sentenza della Corte di Appello di Roma resa in data 3 marzo 2008;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in camera di consiglio la relazione fatta dal Consigliere Dr. ((omissis)) Fazio;

udita la requisitoria del Procurato…

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