Cassazione penale Sez. II sentenza n. 8570 del 3 marzo 2010

ECLI:IT:CASS:2010:8570PEN

Massima

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Il dolo del reato di ricettazione può essere desunto dalla consapevolezza, da parte dell'imputato, della provenienza delittuosa del bene oggetto del reato, anche sulla base di elementi indiziari come il tenore della telefonata con cui lo stesso avvertiva la persona offesa che gli assegni consegnati in pagamento non erano "buoni". La buona fede dell'imputato non può essere desunta dalla mera circostanza che egli abbia avvertito la persona offesa, in quanto tale condotta può essere finalizzata a impedire la commissione di un ulteriore reato, senza escludere la consapevolezza della provenienza delittuosa del bene. Inoltre, l'imputato non può invocare l'estinzione del proprio debito nei confronti della persona offesa, ove tale circostanza non risulti provata, essendo onere dell'imputato fornire la relativa prova. La motivazione della sentenza di condanna per il reato di ricettazione, basata sulla valutazione di tali elementi probatori, non è censurabile in sede di legittimità, in quanto congrua e logica.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PAGANO Filiberto - Presidente

Dott. NUZZO Laurenza - rel. Consigliere

Dott. GALLO Domenico - Consigliere

Dott. MANNA Antonio - Consigliere

Dott. CERVADORO Mirella - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) DI. LE. RE. , N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 430/2005 CORTE APPELLO di ROMA, del 15/05/2008;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 04/02/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. LAURENZA NUZZO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. PASSACANTANDO Guglielmo, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO

Di. Le…

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