La proroga dell'occupazione d'urgenza disposta dall'autorità espropriante è legittima quando il ritardo nel completamento della procedura espropriativa non è imputabile a inerzia dell'ente, ma a cause oggettive indipendenti dalla sua volontà, come la necessità di acquisire le stime d'ufficio della Commissione provinciale espropri per le ditte non concordatarie o le modifiche apportate al progetto originario. In tali ipotesi, la proroga dell'occupazione d'urgenza, finalizzata a consentire all'ente espropriante di concludere la procedura espropriativa, non costituisce un atto iniziale di un nuovo procedimento, ma incide sulla durata di un rapporto già legittimamente costituito, senza che vi sia l'obbligo di comunicazione di avvio del procedimento ai sensi dell'art. 7 della legge n. 241 del 1990, essendo tale adempimento garantistico disciplinato dagli artt. 10 e 11 della legge n. 865 del 1971 e applicabile nella fase di approvazione del progetto. Inoltre, la proroga dell'occupazione d'urgenza, pur determinando un prolungamento della restrizione della proprietà privata, può comportare un vantaggio indiretto per i proprietari espropriati, i quali ottengono l'indennità commisurata al valore venale dei beni ablati.