Il delitto di vendita di sostanze alimentari non genuine, previsto dall'art. 516 c.p., è punibile a titolo di dolo generico, a differenza delle ipotesi contravvenzionali punibili anche a titolo di colpa. Pertanto, ai fini della configurabilità della fattispecie dal punto di vista soggettivo, è necessario che il giudice accerti in modo adeguato la sussistenza della coscienza e volontà dell'imputato di porre in vendita come genuini prodotti che tali non erano. Tale verifica non può essere limitata al solo profilo della diligenza e della mancata prestazione di maggiore attenzione, ma deve approfondire specificamente l'elemento psicologico doloso. Inoltre, l'intervenuta assoluzione dell'imputato da un reato connesso, come quello di adulterazione di sostanze alimentari, impone un esame ancora più rigoroso sulla consapevolezza e volontarietà della condotta di vendita di prodotti non genuini, al fine di escludere ogni dubbio sulla sussistenza del dolo.