Cassazione penale Sez. I sentenza n. 16440 del 28 aprile 2010

ECLI:IT:CASS:2010:16440PEN

Massima

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Il tentativo di omicidio è configurabile quando, sulla base delle modalità dell'azione e delle circostanze concrete del fatto, emerga l'intenzione dell'agente di cagionare la morte della vittima, a prescindere dall'effettivo pericolo di vita e dall'esito dell'azione. Pertanto, il ricorso all'utilizzo di un'arma da taglio, come un coltello con lama di significativa lunghezza, che colpisca la vittima in una zona vitale del corpo, come l'addome, è indice sufficiente per ritenere integrato l'elemento soggettivo del dolo di omicidio, anche in assenza di un concreto pericolo di vita per la vittima. La valutazione dell'animus necandi deve essere effettuata ex ante, sulla base del quadro complessivo delle circostanze del fatto, senza che assumano rilievo le conseguenze successive all'azione. Inoltre, la mancata concessione delle attenuanti della provocazione e delle generiche, in presenza di una condotta particolarmente grave e di precedenti specifici dell'imputato, non integra un vizio logico o giuridico della motivazione, rientrando tali valutazioni nel prudente apprezzamento del giudice di merito.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. SIOTTO Maria C. - rel. Consigliere

Dott. ZAMPETTI Umberto - Consigliere

Dott. DI TOMASSI ((omissis)) - Consigliere

Dott. BARBARISI Maurizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) SU. GI. , N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 663/2009 CORTE APPELLO di REGGIO CALABRIA, del 03/07/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 25/03/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MARIA CRISTINA SIOTTO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. D'((omissis)), che ha concluso per il rigetto del ricorso.

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO

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