Il coinvolgimento consapevole e stabile di un soggetto nell'ambito di un'associazione finalizzata al contrabbando di tabacchi lavorati esteri, con il ruolo specifico di provvedere alla distribuzione al dettaglio dei prodotti illeciti nel territorio di competenza, integra la fattispecie di reato associativo di cui all'art. 291-quater del D.P.R. n. 43/1973, anche in presenza di rapporti limitati nel tempo con altri partecipi del sodalizio, purché finalizzati all'approvvigionamento e allo smercio della merce contrabbandata. La sussistenza dell'aggravante della transnazionalità, prevista dalla medesima disposizione, può essere desunta dalla sola consapevolezza da parte del singolo associato della provenienza estera dei tabacchi oggetto del traffico illecito, senza necessità di ulteriori elementi probatori specifici. In tali casi, la misura cautelare della custodia in carcere risulta l'unica idonea a fronteggiare il concreto pericolo di reiterazione del reato, desumibile dalle modalità di realizzazione della condotta criminosa, dal profilo di elevata professionalità e dalla personalità dell'indagato, gravato da precedenti penali specifici.