Il medico che presta la propria attività professionale presso una struttura sanitaria privata, anche se non convenzionata con il Servizio Sanitario Nazionale, riveste la qualifica di pubblico ufficiale e le annotazioni da lui effettuate nella cartella clinica, comprese quelle contenute nella scheda infermieristica, costituiscono atti pubblici. Pertanto, la condotta del medico che inserisce nella cartella clinica false annotazioni in merito alla prescrizione e somministrazione di farmaci al paziente integra il reato di falso ideologico e materiale in atto pubblico, a prescindere dalla natura privatistica del rapporto con il paziente. Le esigenze cautelari possono essere desumite non solo dalla condotta delittuosa accertata, ma anche da comportamenti successivi del medico, come la produzione di ulteriore documentazione ritenuta falsa, che dimostrino il pericolo di reiterazione del reato.