Il comportamento violento e ostruzionistico di un indagato nei confronti degli agenti di polizia durante una perquisizione domiciliare, caratterizzato da espressioni offensive, atti di resistenza fisica e aggressività verbale, integra il reato di resistenza aggravata, giustificando l'applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari in ragione del concreto pericolo di reiterazione di condotte analoghe, nonostante l'incensuratezza dell'indagato. Infatti, la gravità della condotta, consumata con violenza da più persone ed emblematica di una radicata avversione nei confronti delle forze dell'ordine, nonché la piena consapevolezza dell'indagato della necessità di collaborare alle indagini in considerazione delle gravi conseguenze dei disordini precedenti, impediscono di ritenere probabile la concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena in caso di condanna. Pertanto, il giudice può legittimamente applicare la misura cautelare degli arresti domiciliari, ritenendola proporzionata rispetto alle esigenze cautelari accertate, pur in assenza di precedenti penali dell'indagato.