Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso avverso l'ordinanza di demolizione di opere edilizie realizzate in assenza di titolo e il diniego di accertamento di conformità, afferma che: 1. I provvedimenti repressivi in materia edilizia sono sufficientemente motivati con il richiamo all'abusività delle opere, senza che rilevino le valutazioni in merito al pregiudizio arrecato dall'abuso o alla possibilità di dare corso alla fiscalizzazione. L'onere di provare il rischio di compromissione della staticità dell'edificio in caso di eliminazione delle opere abusive grava sul ricorrente. 2. Il superamento del termine di sessanta giorni per l'esame dell'istanza di accertamento di conformità determina la formazione del silenzio rigetto, senza che ciò precluda all'amministrazione di provvedere tardivamente, con conseguente traslazione dell'interesse all'impugnazione sul provvedimento espresso sopravvenuto. 3. Le opere realizzate, avendo comportato la creazione di volume aggiuntivo, necessitavano del previo permesso di costruire e non potevano essere oggetto di sanatoria, in virtù del divieto di cui all'art.167, comma 4, lett. a) del Codice dei beni culturali e del paesaggio, trattandosi di immobile ubicato in zona vincolata. 4. La modalità di notifica degli atti al destinatario non può essere efficacemente censurata, in virtù del principio del raggiungimento dello scopo, tenuto conto della rituale e tempestiva impugnazione proposta. 5. L'analitica individuazione dell'area di sedime non rileva ai fini della legittimità dell'ingiunzione demolitoria, ma (al più) della sola, successiva determinazione di acquisizione ope legis, in esito alla constatazione dell'inottemperanza alla demolizione. 6. È onere della parte istante riscontrare la richiesta istruttoria formulata dalla pubblica amministrazione in sede di esame della domanda di sanatoria, in virtù del principio di leale collaborazione, non risultando che l'istante abbia provveduto in tal senso. 7. I provvedimenti impugnati, in quanto rigidamente vincolati, non possono essere inficiati da eventuali vizi formali, quali l'incompetenza relativa del soggetto che li ha adottati, in applicazione del principio di dequotazione dei vizi formali sancito dall'art.21-octies, comma 2, della legge n.241/1990.