La mancata aggiudicazione di un appalto pubblico a seguito di una procedura di gara illegittimamente annullata dalla stazione appaltante, comporta la responsabilità aquiliana della pubblica amministrazione per i danni subiti dall'impresa esclusa, consistenti nel mancato utile d'impresa e nella mancata remunerazione del lavoro personale dell'imprenditore artigiano. Tale danno risarcibile è quantificabile in misura pari al 12,5% dell'importo a base d'asta, salvo che l'impresa non dimostri di non aver potuto utilizzare in modo alternativo i mezzi e la manodopera rimasti disponibili per l'esecuzione dell'appalto, nel qual caso il risarcimento può essere integrale. La condotta illegittima della pubblica amministrazione, consistente nella violazione delle regole del bando di gara predisposte dalla stessa, integra il requisito della colpa necessario a fondare la responsabilità aquiliana, in assenza di cause giustificative della violazione. La sentenza che ha annullato l'illegittima esclusione dell'impresa dalla gara costituisce titolo per il risarcimento del danno, senza necessità di ulteriori pronunce.