Il danno non patrimoniale da diffamazione a mezzo stampa può essere liquidato in via equitativa dal giudice, anche in assenza di una puntuale allegazione e prova da parte del danneggiato, purché il suo accertamento scaturisca da un esame complessivo della situazione processuale, tenendo conto di elementi come la diffusione dello scritto, la rilevanza dell'offesa e la posizione sociale della persona colpita nel suo contesto sociale e professionale. Il ricorso alla valutazione equitativa è legittimo non solo quando sia impossibile stimare con precisione l'entità del danno, ma anche quando la sua determinazione risulti particolarmente difficoltosa in relazione alle peculiarità del caso concreto. La motivazione del giudice di merito sulla liquidazione equitativa del danno non patrimoniale non è censurabile in cassazione, salvo che i criteri seguiti siano manifestamente incongrui, contraddittori o macroscopicamente contrari a dati di comune esperienza, ovvero l'esito della loro applicazione risulti particolarmente sproporzionato per eccesso o per difetto.