Il pericolo concreto ed attuale di reiterazione di reati della stessa specie, desumibile dalla sistematica e prolungata commissione di condotte criminose in assenza di fonti lecite di reddito, giustifica l'applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, salvo che il giudice non ritenga, con adeguata motivazione, che le esigenze cautelari possano essere soddisfatte attraverso la meno afflittiva misura degli arresti domiciliari con l'uso del braccialetto elettronico, idoneo a prevenire allontanamenti occulti dall'abitazione e contatti funzionali a nuovi reati. Infatti, la legge impone al giudice di indicare le specifiche ragioni per cui ritiene inidonea, nel caso concreto, la misura degli arresti domiciliari con le procedure di controllo di cui all'art. 275-bis c.p.p., comma 1, essendo tale misura divenuta nell'assetto normativo risultante dalla riforma del 2015 il rimedio cautelare privilegiato, rispetto alla custodia in carcere, per presidiare i pericula libertatis.