L'atto del pubblico ufficiale è arbitrario quando egli non ha la potestà di eseguirlo o si avvale di poteri discrezionali per conseguire finalità aggressive e vessatorie. L'esimente, di cui all'art.. 4 D.L.LGT. 14 settembre 1944, n.. 228,postula, cioè, il compimento deliberato d'un atto di ufficio non per il raggiungimento del fine perseguito dalla legge, ma per capriccio, malanimo, settarietà, prepotenza ed altri similari, biasimevoli motivi. Ulteriore e necessario requisito dell'esimente in questione è costituito, però, dal rigoroso rapporto di causa ed effetto tra la condotta arbitraria e la reazione, vale a dire l'adeguatezza in concreto della prima a cagionare la seconda, il che comporta l'indispensabile corollario per cui la reazione deve essere proporzionata alla causa che l'ha provocata. (Nella specie è stata negata l'esimente in parola ad imputato, il quale, per eludere una verifica fiscale della sua ditta da parte di agenti della guardia di finanza, introdotti nella sede amministrativa poiché scambiati per clienti della ditta medesima, aizzava contro gli agenti medesimi due cani feroci, così costringendoli, al momento, a desistere dal procedere all'ispezione).