Cassazione penale Sez. V sentenza n. 866 del 12 gennaio 2021

ECLI:IT:CASS:2021:866PEN

Massima

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Il reato di partecipazione ad associazione di tipo mafioso ex art. 416-bis c.p. è configurabile anche quando l'indagato, pur non essendo formalmente affiliato alla consorteria criminale, abbia comunque intrattenuto stretti rapporti con esponenti di vertice della stessa, svolgendo un ruolo di co-organizzatore e dimostrando una piena consapevolezza e condivisione delle finalità illecite del sodalizio, come desumibile dalle dichiarazioni concordanti di più collaboratori di giustizia e da elementi di riscontro oggettivo, quali intercettazioni e partecipazione a summit di rilevanza investigativa. La circostanza che l'indagato sia stato precedentemente sottoposto a misura cautelare per un reato di estorsione aggravato dal metodo mafioso non comporta automaticamente l'interruzione del vincolo associativo, atteso che lo stato di detenzione di un affiliato non determina di per sé il venir meno del suo legame con l'organizzazione criminale, specie ove risultino acquisiti elementi successivi indicativi della stabilità di tale legame. Inoltre, il meccanismo della retrodatazione della misura cautelare ex art. 297 c.p.p., comma 3, non trova applicazione quando le nuove contestazioni, pur riguardando fatti diversi, siano riferibili all'attualità della partecipazione dell'indagato all'associazione mafiosa, non essendo necessario che gli elementi a carico fossero già noti al momento dell'adozione della precedente ordinanza. Anche i reati fine, quali le estorsioni, la turbativa d'asta e l'usura, possono ritenersi provati sulla base di un quadro indiziario convergente, che comprenda le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, le risultanze delle intercettazioni e altri elementi di riscontro, laddove emerga la consapevolezza e la finalità dell'indagato di agevolare, attraverso il proprio contributo, gli interessi della consorteria criminale di riferimento. In tali ipotesi, il regime presuntivo sulla sussistenza delle esigenze cautelari e sull'adeguatezza della misura più grave rimane pienamente operante.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PALLA Stefano - Presidente

Dott. CATENA Rossella - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - rel. Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza emessa il 04/02/2020 dal Tribunale di Catanzaro;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Dott. ((omissis));
udito il P.M., nella persona del Sostituto Procuratore generale Dott.ssa ((omissis)), che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso;
uditi per il ricorrente gli Avv.ti (OMISSIS) e (OMISSIS), i quali hanno concluso chiedendo l'accoglimento del ricorso e l'annullamento…

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