Il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, commesso in concorso e con finalità di profitto, integra un reato grave e meritevole di severa punizione, anche in assenza di prova diretta del conseguimento di un effettivo guadagno da parte dei concorrenti. L'aggravante del fine di profitto, infatti, si configura quando la condotta sia orientata al conseguimento di un vantaggio apprezzabile, anche di natura non strettamente economica, senza che sia necessario l'effettivo incasso del compenso da parte dei singoli concorrenti. Inoltre, il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche può essere legittimamente motivato dalla mancanza di elementi che giustifichino un disvalore attenuato della condotta, a prescindere dalla incensuratezza dell'imputato, essendo necessaria la presenza di circostanze concrete che depongano in senso favorevole all'imputato. La gravità del reato, la sua finalità di lucro e l'assenza di elementi che ne attenuino la responsabilità impongono pertanto una condanna severa, senza possibilità di riduzioni sanzionatorie.