Il provvedimento di non luogo a procedere, pronunciato ai sensi dell'art. 425 c.p.p. dal giudice dell'udienza preliminare, è impugnabile esclusivamente con l'appello previsto dall'art. 428 c.p.p., comma 1, e non con il ricorso per cassazione. Tale principio si fonda sulla chiara formulazione normativa, che individua l'appello come unico rimedio esperibile avverso la sentenza di non luogo a procedere, in quanto strumento idoneo a consentire un riesame completo del merito della decisione da parte del giudice di secondo grado. Il ricorso per cassazione, invece, è limitato al controllo di legittimità dell'atto impugnato e non può essere utilizzato per una nuova valutazione del compendio probatorio e delle argomentazioni poste a fondamento del provvedimento. Pertanto, il giudice di legittimità, investito di un ricorso avverso una sentenza di non luogo a procedere, è tenuto a qualificare correttamente l'impugnazione come appello e a disporne la trasmissione al giudice di secondo grado competente, al fine di garantire il pieno esercizio del diritto di difesa e il rispetto del principio del doppio grado di giurisdizione.