Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'esercizio arbitrario delle proprie ragioni, anche mediante condotte violente o minacciose, integra il reato di estorsione quando la condotta si manifesta in forme di tale forza intimidatoria da andare al di là di ogni ragionevole intento di far valere un preteso diritto, coartando l'altrui volontà in modo ingiusto e trasformandosi in una condotta estorsiva. Ciò si verifica in particolare quando il soggetto agente vanta un rilevante spessore criminale e si avvale della forza di intimidazione derivante dalla sua appartenenza ad organizzazioni mafiose, imponendo alla vittima, anche mediante violenze fisiche o pressioni sui suoi familiari, il pagamento di somme di denaro o la cessione di beni, senza lasciare alcuna possibilità di scelta. In tali casi, la condotta non può essere ricondotta al meno grave reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, ma integra pienamente gli estremi del delitto di estorsione, aggravato dalla finalità di agevolare l'attività di associazioni di tipo mafioso.