L'amministratore di condominio può costituirsi in giudizio e proporre impugnazione avverso una sentenza sfavorevole al condominio senza la preventiva autorizzazione o ratifica dell'assemblea condominiale, quando la controversia riguardi il pagamento di un credito vantato da un terzo nei confronti del condominio, ovvero la richiesta di risarcimento danni per pregiudizi arrecati alle parti comuni dell'edificio. Tali azioni rientrano infatti nei poteri-doveri di conservazione e tutela delle parti comuni attribuiti all'amministratore dall'art. 1130, n. 4, c.c., senza necessità di preventiva delibera assembleare. Diversamente, per le controversie che esulano dalle attribuzioni dell'amministratore ai sensi dell'art. 1131, commi 2 e 3, c.c., è necessaria l'autorizzazione o la successiva ratifica dell'assemblea, la cui mancanza può essere sanata in qualsiasi fase e grado del giudizio ai sensi dell'art. 182 c.p.c. Inoltre, quando nel processo siano costituiti sia l'amministratore che uno o più singoli condomini, la rappresentanza dell'amministratore resta limitata agli altri condomini non intervenuti, sicché la sentenza favorevole ottenuta dal condomino intervenuto non può operare a vantaggio dell'intero condominio vincolato da un giudicato direttamente formatosi nei suoi riguardi.