Il piano paesaggistico regionale, nell'esercizio della funzione di tutela e valorizzazione del paesaggio, può introdurre limiti, divieti e prescrizioni d'uso per le attività estrattive, anche in deroga alla disciplina di settore, al fine di contemperare le esigenze produttive con la salvaguardia dei valori ambientali e paesaggistici, in attuazione del principio dello sviluppo sostenibile. Tali misure, pur potendo incidere sull'esercizio dell'attività economica, sono legittime ove siano adeguatamente motivate, proporzionate agli obiettivi di tutela perseguiti e non risultino manifestamente irragionevoli o discriminatorie. Il piano paesaggistico può altresì prevedere specifici procedimenti di valutazione della compatibilità paesaggistica delle attività estrattive, anche attraverso l'istituzione di piani attuativi di bacino, senza che ciò determini un indebito aggravio procedimentale, in considerazione della peculiare incisività di tali attività sul territorio. Le prescrizioni del piano paesaggistico, una volta approvato, sono immediatamente cogenti e prevalenti sulle disposizioni di settore, salvo che per le aree non sottoposte a vincolo paesaggistico. Il piano può inoltre differenziare il regime applicabile alle diverse realtà locali, ove ciò risulti giustificato dalle peculiarità socio-economiche e ambientali di ciascun contesto territoriale.