Il provvedimento di diniego di condono edilizio per opere abusive realizzate in zona paesaggisticamente vincolata è legittimo, in quanto tali opere, rientranti nella tipologia n. 1 di cui all'allegato al D.L. n. 269/2003, non sono suscettibili di sanatoria straordinaria ai sensi dell'art. 32, comma 26, lett. a) del medesimo decreto, a prescindere dalla circostanza che le stesse siano state realizzate prima o dopo l'imposizione del vincolo paesaggistico. Infatti, la differenziazione normativa tra le due ipotesi, di cui all'art. 32, comma 27, lett. d) del D.L. n. 269/2003, rientra nell'ambito delle insindacabili scelte di merito legislativo, non essendo ravvisabile alcun profilo di illegittimità costituzionale. Inoltre, il divieto di venire contra factum proprium impedisce al ricorrente di qualificare diversamente, rispetto a quanto da lui stesso indicato nella domanda di condono, la tipologia dell'abuso edilizio, al fine di far rientrare le opere nella fattispecie di cui all'art. 4, lett. b) della L.R. n. 5/2004, relativa alle pertinenze non valutabili in termini di superficie e volume. Infine, l'effetto invalidante del giudicato di annullamento del P.U.C. di Genova, di cui alla sentenza T.A.R. Liguria n. 985/2002, è circoscritto alla zona che fa da sostrato materiale agli interessi specificamente coinvolti in quel giudizio, senza estendersi automaticamente oltre le parti del giudizio originario.