Cassazione penale Sez. V sentenza n. 21088 del 29 maggio 2002

ECLI:IT:CASS:2002:21088PEN

Massima

Massima ufficiale
In tema di misure cautelari, il comma 1 bis dell'art. 273 c.p.p., introdotto dall'art. 11 della legge 1 marzo 2001, n. 63, nello stabilire che nella valutazione dei gravi indizi di colpevolezza si applicano, fra le altre, le disposizioni dell'art. 192, commi 3 e 4, c.p.p., comporta soltanto che le dichiarazioni accusatorie provenienti da coimputati o coindagati per il medesimo reato ovvero per reato connesso o interprobatoriamente collegato debbono essere valutate, ai fini del giudizio in ordine alla loro gravità indiziaria, “unitamente agli altri elementi di prova che ne confermano l'attendibilità”, senza che ciò implichi anche la necessità che i detti elementi (c.d. “riscontri”) abbiano anche carattere individualizzante giacché, altrimenti, verrebbe meno la sostanziale differenza tra “prova” richiesta ai fini del giudizio di responsabilità e “indizio grave”, richiesto ai soli fini cautelari.

Sentenza completa

IN FATTO
Il GIP presso il tribunale di Catania con ordinanza 12.5.2000 applicava la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di B. S., in quanto gravemente indiziato del triplice omicidio di C. R., A. L., F. e M. S., nonché del sequestro di persona in danno degli stessi e detenzione illegale di armi.
Il tribunale di Catania, in data 9.6.2000, rigettava la richiesta di riesame, mentre la Corte Suprema di Cassazione, con sentenza del 19.3.2001, annullava con rinvio.
Con il provvedimento impugnato del 18.9.2001, il tribunale di Catania, confermava l'ordinanza emessa dal GIP nei confronti del B., limitatamente ai delitti di cui ai capi A) e B), con riferimento al reato commesso ai danni di M. S. e C) della rubrica.
Annullava, inoltre, l'ordinanza relativamente ai delitti di cui al capo E) commessi in danno di C. R. e L. F.
Ricorrono per cassazione, con distinti atti, sia il B. personalmente che il difensore.
L'indagato deduce mancanza o …

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