Cassazione penale Sez. I sentenza n. 10976 del 16 marzo 2011

ECLI:IT:CASS:2011:10976PEN

Massima

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Il reato di minaccia, ai sensi dell'art. 612 c.p., richiede che la condotta dell'agente sia idonea a limitare la libertà psichica della persona offesa, prospettandole un male ingiusto, senza che sia necessario l'effettivo verificarsi di uno stato di intimidazione. Tuttavia, in un contesto caratterizzato da reciproche aggressioni verbali, il giudice può ritenere che le espressioni utilizzate dall'imputato, pur potenzialmente idonee a incutere timore, abbiano assunto piuttosto un connotato provocatorio, anziché minatorio, sulla base di una valutazione plausibile e non forzata degli elementi di fatto, che, pur non escludendo l'ipotesi accusatoria, si pone in alternativa ad essa fino a prevalere in quanto più favorevole all'imputato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo Presidente del 22/02/2 -

Dott. CAIAZZO Luigi Pietro Consigliere SENTE -

Dott. TARDIO Angela Consigliere N. -

Dott. CAVALLO Aldo Consigliere REGISTRO GENER -

Dott. CAPRIOGLIO Piera M. S. rel. Consigliere N. 3771/2 -

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) LA. AD. N. IL (OMESSO);

2) RO. AN. N. IL (OMESSO) C/;

avverso la sentenza n. 18/2009 TRIBUNALE di LECCO, del 14/12/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 22/02/2011 la relazione fatta dal Consigliere Dott. PIERA MARIA SEVERINA CAPRIOGLIO;

Udito il Procurator…

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