Cassazione penale Sez. I sentenza n. 22742 del 30 maggio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:22742PEN

Massima

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La misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza può essere applicata quando sussistono gravi e persistenti indizi di pericolosità sociale del soggetto, desumibili da precedenti penali per reati gravi, coinvolgimenti in indagini per reati di stampo mafioso, mancanza di stabile occupazione lavorativa e collegamenti con esponenti della criminalità organizzata, a prescindere dall'esito definitivo dei procedimenti penali pendenti. Il giudizio di attualità della pericolosità sociale non richiede una valutazione rigorosa e puntuale della condotta recente del soggetto, essendo sufficiente che emergano elementi sintomatici di una propensione a delinquere ancora in atto, anche in assenza di nuovi fatti specifici. Il controllo di legittimità sulla motivazione del provvedimento di applicazione della misura di prevenzione è limitato alla sola verifica della mancanza assoluta di motivazione o della presenza di una motivazione meramente apparente, non estendendosi alla logicità e adeguatezza della motivazione stessa, che rientra nell'ambito del merito insindacabile in sede di legittimità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CORTESE Arturo - Presidente

Dott. TARDIO Angela - rel. Consigliere

Dott. BONITO F. Maria S. - Consigliere

Dott. LOCATELLI Giuseppe - Consigliere

Dott. ROCCHI Giacomo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso il decreto n. 19/2014 CORTE APPELLO di TORINO del 17/04/2014;
sentita la relazione fatta dal Consigliere dott. ((omissis));
lette le conclusioni del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale dott. GIALANELLA Antonio, che ha chiesto dichiararsi inammissibile il ricorso con ogni conseguente statuizione ex articolo 616 cod. proc. pen..
RITENUTO IN FATTO
1. La Corte di appello di Torino, con decreto del 17 aprile 2014, ha confermato il…

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