Il proprietario di un immobile che ha presentato domanda di condono edilizio ai sensi della legge n. 47/1985 ha l'onere di provare la data di realizzazione dell'abuso, al fine di verificare la sussistenza dei presupposti per il condono, mediante inconfutabili atti, documenti o altri elementi probatori in grado di radicare la ragionevole certezza dell'epoca di realizzazione del manufatto. In mancanza di tale prova, il diniego del condono per mancata ultimazione dei lavori entro il termine di legge (1° ottobre 1983) è legittimo. La dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà sulla data di realizzazione e consistenza originaria dell'immobile abusivo non è idonea a comprovare la data certa di ultimazione dei lavori, in assenza di elementi univoci. Il silenzio-assenso previsto in tema di condono edilizio non si forma per il solo decorso del termine prefissato per la pronuncia espressa dell'amministrazione e l'adempimento degli oneri documentali ed economici, ma richiede la prova della ricorrenza di tutti i requisiti soggettivi ed oggettivi ai quali è subordinata l'ammissibilità del condono, tra cui l'ultimazione dell'opera abusiva entro il 1° ottobre 1983. L'inesatta volontaria rappresentazione della realtà contenuta nell'istanza di concessione in sanatoria su un presupposto essenziale integra gli estremi della domanda dolosamente infedele, che impedisce il formarsi del silenzio-assenso e comporta il non accoglimento della domanda.