Cassazione penale Sez. V sentenza n. 18811 del 13 maggio 2024

ECLI:IT:CASS:2024:18811PEN

Massima

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Il reato di minaccia si configura quando la condotta dell'agente, anche accompagnata da atti idonei a incutere timore nella vittima, è potenzialmente in grado di incidere sulla libertà morale del soggetto passivo, a prescindere dall'effettiva intimidazione provata. Ai fini dell'integrazione del reato, non è necessario che la vittima si sia sentita effettivamente minacciata, essendo sufficiente che la condotta dell'agente sia astrattamente idonea a suscitare nella persona offesa un ragionevole timore per la propria incolumità, valutato secondo un criterio di normalità e in relazione alle concrete circostanze del fatto. Pertanto, la mera valutazione della serietà o meno delle espressioni utilizzate, senza un'adeguata ricostruzione della condotta complessiva dell'imputato e del suo potenziale effetto intimidatorio sulla vittima, determina una motivazione manifestamente illogica e carente, che comporta l'annullamento della sentenza di proscioglimento con rinvio per un nuovo giudizio.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PISTORELLI Luca - Presidente

Dott. ROMANO Michele - Consigliere

Dott. SESSA Renata - Consigliere

Dott. CANANZI Francesco - Consigliere - Relatore

Dott. MOROSINI Elisabetta Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI BENEVENTO nel procedimento a carico di:
Me.Gr. nato a S il (Omissis)
inoltre:
Pa.An. , parte civile costituita
avverso la sentenza del 21/03/2023 del GIUDICE DI PACE di SAN GIORGIO LA MOLARA
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere FRANCESCO CANANZI;
udita la requisitoria del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale GIANLUIGI PRATOLA , che ha chiesto annullarsi con rinvio la se…

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