Cassazione penale Sez. II sentenza n. 49407 del 29 ottobre 2018

ECLI:IT:CASS:2018:49407PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il delitto di violenza privata si distingue dal reato di minaccia per la coartata attuazione da parte del soggetto passivo di un contegno (commissivo od omissivo) che egli non avrebbe assunto, ovvero per la coartata sopportazione di una altrui condotta che egli non avrebbe tollerato. Pertanto, le minacce rivolte dall'imputato nei confronti della moglie, dirette ad indurla a ritirare la querela o a testimoniare in suo favore, integrano il delitto di tentata violenza privata, in quanto miravano a costringere la stessa a tenere una condotta non voluta, e non il meno grave reato di minaccia. La distinzione tra i due reati non risiede nella materialità del fatto, che può essere identico, bensì nell'elemento intenzionale, essendo sufficiente per la minaccia l'esercizio di una azione intimidatoria, mentre per la violenza privata è necessario il fine di costringere taluno a fare, tollerare od omettere qualcosa. Inoltre, la remissione della querela, pur se inizialmente ritenuta irrilevante a causa della procedibilità d'ufficio della minaccia aggravata, deve essere valutata ai fini dell'estinzione del reato a seguito della modifica legislativa che ha reso la minaccia aggravata procedibile a querela, in applicazione del principio di cui all'art. 2, comma 4, c.p. Pertanto, le ipotesi di minaccia aggravata contestate all'imputato devono essere dichiarate estinte per intervenuta remissione della querela.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CERVADORO Mirella - Presidente

Dott. CIANFROCCA P. - rel. Consigliere

Dott. PAZIENZA Vittorio - Consigliere

Dott. AIELLI Lucia - Consigliere

Dott. PACILLI Giuseppin - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
contro la sentenza della Corte di Appello di Brescia, del 2.12.2015;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. ((omissis));
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. ((omissis)), che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza del 16.5.2011 il Tribunale di Bergamo (Sezione Distaccata di Clusone) aveva riconosciut…

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