La legittimazione e l'interesse ad agire nell'impugnazione di piani urbanistici, anche attuativi, non si fondano sulla mera vicinitas dell'area oggetto dell'intervento urbanistico, ma richiedono la prova concreta della specifica lesione inferta dagli atti impugnati alla sfera giuridica del ricorrente. L'eccessiva dilatazione del concetto di interesse ad agire, con riferimento ai piani urbanistici, non consente l'impugnativa a soggetti titolari di un interesse di mero fatto, essendo necessario che dall'approvazione e dall'esecuzione delle scelte urbanistiche derivi al ricorrente un pregiudizio certo e concreto in relazione ai molteplici aspetti e ai vari interessi costitutivi della sua sfera giuridica. La mera collocazione, non al confine bensì a distanza di alcune centinaia di metri, di insediamenti abitativi o residenziali rispetto all'attività del ricorrente non fonda di per sé la legittimazione a ricorrere né implica un pregiudizio concreto ed attuale, dovendo il requisito della "vicinitas" essere valutato in termini di concreto collegamento fra le aree interessate e non potendo trasformarsi nel fattore legittimante di una sorta di azione popolare di controllo del territorio e delle sue trasformazioni.