Cassazione penale Sez. I sentenza n. 46895 del 22 dicembre 2021

ECLI:IT:CASS:2021:46895PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La nozione di reato continuato, di cui all'art. 81 c.p., comma 2, presuppone l'anticipata e unitaria ideazione di più violazioni della legge penale, già insieme presenti alla mente del reo nella loro specificità, almeno a grandi linee, e tale situazione è ben diversa da una mera inclinazione a reiterare nel tempo violazioni della stessa specie, anche se dovuta a una determinata scelta di vita o a un programma generico di attività delittuosa da sviluppare nel tempo secondo contingenti opportunità. La prova di detta congiunta previsione, ritenuta meritevole di trattamento sanzionatorio più benevolo per la minore capacità a delinquere di chi si determina a commettere gli illeciti in forza di un singolo impulso, invece che di spinte criminose indipendenti e reiterate, attiene all'inesplorabile interiorità psichica del soggetto e deve essere ricavata di regola da indizi esteriori significativi, alla luce dell'esperienza, del dato progettuale sottostante alle condotte tenute, quali la tipologia dei reati, il bene giuridico offeso, le condotte poste a fondamento delle diverse condanne, le loro modalità di commissione, la causale delle violazioni, la loro omogeneità, la sistematicità, il contesto spaziale e il contenuto intervallo temporale. Tali fattori, che singolarmente considerati non costituiscono indizi necessari di una programmazione e deliberazione unitaria, aggiunti l'uno all'altro, incrementano la possibilità dell'accertamento dell'esistenza di un medesimo disegno criminoso, in proporzione logica corrispondente all'aumento delle circostanze indiziarie favorevoli, avendo normalmente un carattere sintomatico, e non direttamente dimostrativo, della esistenza di detto unitario disegno, quale preordinazione di fondo che unifica le singole violazioni, e l'accertamento diretto al riconoscimento o al diniego del vincolo della continuazione, pur officioso e non implicante oneri probatori, deve assumere il carattere della effettiva dimostrazione logica, non potendo essere affidato a semplici congetture o presunzioni. Ne consegue che dall'abitualità nel reato, di per sé e nel suo necessario sviluppo nel tempo, non può farsi discendere un accertamento di indefettibile continuità ideativa, riconducibile alla figura del reato continuato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SIANI Vincenzo - Presidente

Dott. BIANCHI Michele - rel. Consigliere

Dott. CENTOFANTI Francesco - Consigliere

Dott. DI GIURO Gaetano - Consigliere

Dott. CAPPUCCIO Daniele - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 02/12/2020 della CORTE APPELLO di MESSINA;
udita la relazione svolta dal Consigliere BIANCHI MICHELE;
lette le conclusioni del PG Dott. ((omissis)) che ha chiesto la dichiarazione di inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza depositata in data 30 dicembre 2020 la Corte di appello di Messina, quale giudice dell'esecuzione, ha, in parziale accoglimento della richiesta presentata da (OMISSIS), riconos…

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