Cassazione penale Sez. V sentenza n. 25632 del 20 giugno 2016

ECLI:IT:CASS:2016:25632PEN

Massima

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La causa di non punibilità prevista dall'art. 599 c.p., comma 2, per i reati di ingiuria e diffamazione, non può essere applicata in via analogica al reato di minacce, in quanto si tratta di fattispecie ben più gravi, che ledono il bene giuridico della libertà individuale e morale della persona. L'art. 599 c.p. deve essere interpretato in modo stretto, senza possibilità di estensione analogica ad altri reati contro la persona diversi da quelli espressamente previsti dalla norma. Il giudice, nel valutare la sussistenza di reati come le minacce, non può fare ricorso alla causa di non punibilità della provocazione, ma deve attenersi al dato normativo, senza operare interpretazioni estensive non consentite.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PALLA Stefano - Presidente

Dott. VESSICHELLI Maria - rel. Consigliere

Dott. GORJAN Sergio - Consigliere

Dott. MICCOLI Grazia - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI NAPOLI;
nei confronti di:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS) a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 12/03/2015 del GIUDICE DI PACE di ARIANO IRPINO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udito in PUBBLICA UDIENZA del 15/04/2016, la relazione svolta dal Consigliere Dott. VESSICHELLI MARIA;
Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. CORASANITI GIUSEPPE, che ha concluso per l'annullamento con rinvio limitatamente al reato d…

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