Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso proposto dall'Azienda Territoriale per l'Edilizia Residenziale (ATER) contro le ordinanze sindacali di dichiarazione di inagibilità e di demolizione di alcuni fabbricati di edilizia sociale, ha affermato il seguente principio di diritto: Il Sindaco, nell'ambito delle proprie competenze di tutela della pubblica incolumità di cui all'art. 54 del d.lgs. 267/2000, può legittimamente adottare ordinanze contingibili e urgenti per dichiarare l'inagibilità di edifici e ordinarne la demolizione, qualora le verifiche tecniche post-sisma ne abbiano accertato l'inidoneità statica e il pericolo per l'incolumità pubblica. Tali provvedimenti, pur incidendo sulla sfera giuridica del proprietario, rientrano nella funzione tipica di salvaguardia da un pericolo immanente, senza eccedere i limiti di tale potere. Tuttavia, il venir meno dell'attualità e della lesività di tali ordinanze, a seguito della sopravvenuta sistemazione alternativa degli occupanti e dell'ottenimento di finanziamenti per gli interventi di adeguamento/miglioramento sismico degli edifici, determina la sopravvenuta carenza di interesse del proprietario all'annullamento giurisdizionale dei provvedimenti, non essendo più necessaria una pronuncia di annullamento. In tal caso, il Comune può essere ritenuto aver implicitamente revocato le proprie ordinanze per mutamento della situazione di fatto, senza che ciò comporti un giudizio di illegittimità originaria degli atti. Pertanto, il ricorso proposto dall'ATER deve essere dichiarato improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse, non sussistendo più l'attualità e la lesività degli atti impugnati, in considerazione delle sopravvenute iniziative adottate dal Comune per fronteggiare l'emergenza abitativa e degli interventi di messa in sicurezza degli edifici resi possibili dai finanziamenti ottenuti.