Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 21367 del 27 maggio 2011

ECLI:IT:CASS:2011:21367PEN

Massima

Generata da Simpliciter
Il pubblico ufficiale che, nell'esercizio delle sue funzioni, si appropria indebitamente di denaro o altri beni affidatigli per ragioni di servizio, commette il reato di peculato. Tale condotta è punita penalmente in quanto viola il dovere di fedeltà e correttezza che grava sul pubblico dipendente nell'adempimento dei propri compiti istituzionali. Il peculato si configura anche quando il pubblico ufficiale, pur non appropriandosi direttamente della cosa, ne consenta l'appropriazione da parte di terzi, omettendo gli atti doverosi di custodia e restituzione. La responsabilità penale per peculato sussiste anche qualora non sia possibile individuare con certezza il momento preciso in cui il denaro o il bene sono stati sottratti, purché sia provato che al momento della consegna o restituzione al legittimo proprietario il bene risultava mancante. In tali ipotesi, il giudice può fondare la condanna sulla base di presunzioni gravi, precise e concordanti, desumibili dalle circostanze del caso concreto, che escludano ragionevoli spiegazioni alternative diverse dall'appropriazione indebita da parte del pubblico ufficiale. La condotta del pubblico ufficiale che, pur avendo ricevuto un bene in consegna per ragioni di servizio, ometta di redigere il relativo verbale, negando poi di averne verificato il contenuto, integra un comportamento intrinsecamente inverosimile e contraddittorio, valutabile come indice di responsabilità per il reato di peculato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE ROBERTO Giovanni - Presidente

Dott. SERPICO Francesco - Consigliere

Dott. PAOLONI Giacomo - Consigliere

Dott. CITTERIO Carlo - rel. Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) AM. GE. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 2667/2009 CORTE APPELLO di TORINO, del 09/10/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 24/05/2011 la relazione fatta dal Consigliere Dott. CARLO CITTERIO;

udito il P.G. in persona del Dott. SELVAGGI Eugenio che ha concluso per il rigetto;

udito il difensore avv. Cancan per l'accoglimento.

RAGIONI DELLA DECISIONE

Questo contenuto è riservato agli utenti registrati
Sentenze simili
Ricerca rapida tra milioni di sentenze
Trova facilmente ciò che stai cercando in pochi istanti. La nostra vasta banca dati è costantemente aggiornata e ti consente di effettuare ricerche veloci e precise.
Trova il riferimento esatto della sentenza
Addio a filtri di ricerca complicati e interfacce difficili da navigare. Utilizza una singola barra di ricerca per trovare precisamente ciò che ti serve all'interno delle sentenze.
Prova il potente motore semantico
La ricerca semantica tiene conto del significato implicito delle parole, del contesto e delle relazioni tra i concetti per fornire risultati più accurati e pertinenti.

Un nuovo modo di esercitare la professione

Offriamo agli avvocati gli strumenti più efficienti e a costi contenuti.