Cassazione penale Sez. V sentenza n. 28064 del 26 giugno 2019

ECLI:IT:CASS:2019:28064PEN

Massima

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Il giudice non può ritenere in sentenza la fattispecie aggravata del reato di falso in atto pubblico ex art. 476 c.p., comma 2, qualora la natura fidefacente dell'atto considerato falso non sia stata esplicitamente indicata nel capo di imputazione. In tal caso, il termine di prescrizione applicabile è quello previsto per la fattispecie semplice e non per quella aggravata. La riqualificazione del fatto in sede di sentenza, attribuendo al documento falsificato la natura fidefacente, è illegittima ove tale caratteristica non sia stata contestata nell'imputazione. Il principio di tassatività e determinatezza dell'imputazione, nonché il divieto di reformatio in peius, impongono che l'aggravante sia espressamente contestata affinché possa essere riconosciuta in sentenza.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. MAZZITELLI Caterina - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. CALASELICE Barbara - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI CAMPOBASSO;
nel procedimento a carico di:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
nel quale sono parti civili: (OMISSIS) ONLUS; REGIONE MOLISE;
avverso la sentenza del 20/09/2018 della CORTE APPELLO di CAMPOBASSO
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. CAPUTO ANGELO;
Uditi in udienza pubblica il Sostituto Procuratore Generale della Repu…

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