Cassazione penale Sez. II sentenza n. 21036 del 4 giugno 2010

ECLI:IT:CASS:2010:21036PEN

Massima

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Il pericolo di reiterazione del reato, ai fini della valutazione delle esigenze cautelari, può essere desunto dai criteri stabiliti dall'art. 133 c.p., tra i quali rientrano le modalità e la gravità dei fatti, reiterati nel tempo, con modalità particolarmente riprovevoli, denotanti l'esistenza di un preciso programma teso ad approfittare della relazione intercorsa con la persona offesa per piegarne la volontà al duplice turpe scopo di abusare sessualmente della stessa e ottenere un profitto illecito. Pertanto, ai fini della motivazione del provvedimento di custodia cautelare in carcere, non è necessaria un'analitica dimostrazione delle ragioni che rendono inadeguata ogni altra misura, essendo sufficiente che il giudice indichi, con argomenti logico-giuridici tratti dalla natura e dalle modalità di commissione dei reati nonché dalla personalità dell'indagato, gli elementi specifici che, nella singola fattispecie, fanno ragionevolmente ritenere la custodia in carcere come la misura più adeguata ad impedire la prosecuzione dell'attività criminosa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. COSENTINO Giuseppe M. Presidente del 13/05/2 -

Dott. CASUCCI Giuliano Consigliere SENTE -

Dott. GALLO Domenico Consigliere N. -

Dott. DE CRESCIENZO Ugo Consigliere REGISTRO GENER -

Dott. CHINDEMI Domenico rel. Consigliere N. 3087/2 -

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) IM. AL. N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 9653/2009 TRIB. LIBERTA' di NAPOLI, del 03/12/2009;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. CHINDEMI Domenico;

sentite le conclusioni del PG Dott. D'ANGELO Giovanni che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

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